Di imprenditrici ricamatrici. Intervista a Food For Dogs

Nella gestione della vostra attività imprenditoriale preferite toccare con mano il lavoro operativo o concentrarvi sull’organizzazione e la strategia? Non c’è una risposta giusta e una sbagliata, ma ci sono imprese e stili imprenditoriali diversi.
Di differenze di stile, pet hospitality, percorsi di sviluppo aziendale e di crescita personale abbiamo parlato con Sara Merighi, co-fondatrice di Food For Dogs che avevamo già intervistato una prima volta nel 2021, quando la startup stava muovendo i primi passi e aveva catturato la nostra attenzione nell’ambito della rubrica Pets and Innovation.
Ecco cosa ci ha raccontato Sara della sua #vitadastartupper tre anni dopo.

Sara, presentaci Food For Dogs, come se fosse la prima volta.
Food for Dogs si occupa di pet hospitality. Produciamo e commercializziamo tutto ciò che serve per l’accoglienza dei pet, in particolare dei cani, all’interno delle strutture ricettive e dei ristoranti. Viaggiare con i propri cani è una tendenza in crescita da diversi anni ormai. Questa tendenza è cresciuta con l’arrivo della pandemia e la scelta del turismo di prossimità e negli ultimi anni si può dire che è esplosa. Molte persone hanno iniziato a viaggiare con il proprio cane e a rendersi conto che è bello e divertente. Parallelamente, le strutture hanno cominciato ad aprirsi all’accoglienza dei cani rendendosi conto di doversi organizzare al proprio interno, perché il cane ha delle esigenze specifiche. Qui subentriamo noi che forniamo alle strutture la nostra doggy lunch box, i cuscini, i trapuntini e i courtesy kit per la gestione del cane: prodotti sostenibili e made in Italy che in parte produciamo noi e in parte commissioniamo a piccole aziende. Poiché la nostra produzione si sta espandendo, per la produzione dei prodotti tessili abbiamo cominciato a lavorare anche con una cooperativa che aiuta donne in difficoltà.

Nel 2021, raccontandoci di com’è nata Food For Dogs, ci hai spiegato che è nata dalla tua esigenza di portare i cani con te sia quando esci in città per andare al ristorante, sia quando vai in vacanza e che questa tua esigenza si è intrecciata con una tendenza di mercato che in quegli anni si stava consolidando. Dal 2021 ad oggi cosa è cambiato nel vostro percorso, nel vostro mercato di riferimento e nel team?
A livello di team, nel 2022 è entrata in azienda un’altra socia che abbiamo accolto molto volentieri, poiché ha delle competenze in amministrazione e controllo di gestione di cui avevamo bisogno.
Per quanto riguarda il mercato invece, sta crescendo molto velocemente: i primi dati sulla pet hospitality la danno in crescita del 124% in 10 anni; non a caso, alcune catene di hotel incominciano ad avere delle pet policy.
Nel nostro percorso abbiamo creato un catalogo che ogni anno si arricchisce di nuovi prodotti e la nostra strategia si è evoluta: mentre nel 2021 eravamo impegnate a validare i nostri prodotti puntando ad avere tra i nostri clienti strutture ricettive a 5 stelle, ora la nostra strategia si è espansa, dialoghiamo con catene alberghiere sia in Italia che all’estero. Abbiamo fatto quindi il passo successivo. Nel frattempo è ovviamente cresciuto di anno in anno il nostro fatturato e siamo diventate più sicure di noi stesse. Ammetto che all’inizio, ogni volta che arrivava un ordine, ero contenta e al contempo terrorizzata. Adesso invece sono cambiata: so che siamo in grado di gestire gli ordini e che i nostri prodotti sono di qualità.

Nel 2021 lavoravi in parte come libera professionista esperta in product placement. Continui a mantenere questo lavoro?
Sì, anche se in misura minore, proseguo il mio lavoro come libera professionista per il quale ho degli impegni, ma non i vincoli della lavoratrice dipendente.
Quando è nata Food For Dogs, il mercato della pet hospitality stava ancora nascendo, era un mercato praticamente vergine e che doveva essere creato. Avremmo fatto un buco nell’acqua se avessimo lavorato a tempo pieno alla nostra startup. Se anche avessimo avuto le risorse finanziarie necessarie per sostenere l’attività, molto probabilmente le avremmo bruciate prima che il mercato fosse pronto per partire. Non le abbiamo avute e questa è stata forse la nostra fortuna, poiché abbiamo dovuto arrangiarci facendo anche altri lavori e evitando di sprecare risorse.

Raccontaci del tuo lavoro quotidiano. Qual è la tua giornata tipo?
La mia quotidianità è fatta in buona parte di organizzazione. Stiamo facendo delle trattative importanti con catene alberghiere, per cui è importante predefinire chi fa cosa e in che tempi in modo da poter gestire gli ordini. Un’altra parte del mio lavoro consiste nella ricerca costante di fornitori, sono sempre alla caccia di nuovi artigiani che possano darci una mano con i loro prodotti. Mi occupo inoltre della gestione di alcuni clienti chiave. Infine, mi ritaglio del tempo nell’arco della settimana per ricamare. Questo perché tutti i nostri prodotti sono personalizzati, ogni hotel ha il suo logo ricamato sui nostri prodotti tessili. Quando occorre fare delle prove o quando un hotel ci chiede una quantità limitata di prodotti, non possiamo affidare il lavoro a un ricamificio. Lì entro in campo io con la mia macchina da cucire. Sembrerà strano, ma accanto alle competenze di management e sviluppo business, ho anche quelle di ricamatrice. Tra gli imprenditori e le imprenditrici c’è chi vuole mantenere un ruolo di organizzazione e strategia, a me piace conoscere il lavoro anche da un punto di vista diverso rispetto a quello organizzativo, mi aiuta poi a organizzare meglio la gestione operativa. Inoltre, i momenti in cui ricamo sono anche quelli in cui mi rilasso e mi vengono le idee.

Dalla fondazione di Food for Dogs a oggi, qual è stata secondo te la maggiore opportunità che avete incontrato e anche la maggiore difficoltà?
La maggiore difficoltà è stata trovare investitori e questo perché noi non forniamo prodotti o servizi digitali, ma prodotti fisici. Gli investitori che abbiamo incontrato prediligono prodotti tecnologici scalabili senza spendere troppe energie. È difficile valorizzare il fatto che abbiamo scoperto una nicchia di mercato ancora vergine in cui non c’è la concorrenza che si può riscontrare per le app o per i servizi digitali.
La maggiore opportunità ci è arrivata dalle interviste rilasciate a testate e programmi televisivi molto noti, come Vanity Fair e Linea Verde, che si sono interessati a noi. Ciò ha fatto sì che il nostro brand cominciasse ad avere una certa notorietà. Inoltre, particolare da non sottovalutare, lavorare a Food For Dogs ci ha fatto conoscere il mondo dell’hôtellerie di lusso, quindi entrare all’interno di strutture pazzesche. Lavorare nel bello è una grande opportunità.

C’è per caso un episodio in questi ultimi anni che ti ha marcato?
Stiamo facendo una trattativa con una catena di hotel di lusso e per loro stiamo preparando un courtesy kit personalizzato. Chiedo alla direttrice degli acquisti: «Dove vuoi che lo mettiamo il logo di Food For Dogs?», ben conscia del fatto che diversi hotel ce lo fanno mettere in posti strani un po’ nascosti. Lei mi ha risposto: «Mettilo di fianco al nostro». Ci sono rimasta, e lei: «Fate delle cose molto belle, per noi è un plus che il vostro logo sia insieme al nostro». Noi fatturiamo meno di un centesimo del loro fatturato. In me c’è stata come una rivoluzione interna: uno scatto d’orgoglio che mi ha consentito di lasciare andare la paura.

Ultima domanda, quali sfide vedi davanti a voi nel breve periodo, da qui a due anni?
La sfida di saperci organizzare per far fronte al mercato. Se cominciamo a raccogliere quello che abbiamo seminato, dovremmo fornire l’output. Per questo dobbiamo organizzarci e organizzare la crescita aziendale in modo che sia una crescita “pensata” e che ci consenta di trasformarci da startup a azienda consolidata.

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