L’importanza della catena di montaggio per dar vita alla creatività. Intervista a Marco Vissani, Moonscape

Possiamo definirli “i giovani dell’incubatore” e giovani effettivamente lo sono, tutti nati tra il 1992 e il 1999 e specializzati in Computer Grafica e comunicazione digitale.
Parliamo del team di Moonscape, agenzia creativa che unisce design, animazione e sviluppo informatico per creare contenuti video ed esperienze immersive di realtà aumentata e virtuale.
Abbiamo intervistato Marco Vissani, direttore tecnico e artistico di Moonscape.
Ecco cosa ci ha raccontato Marco della loro #vitadastartupper.

Marco, com’è nata Moonscape?
Moonscape è nata all’inizio del 2016 come agenzia di formazione alle tecniche di animazione digitale sulla spinta di giovani che, usciti dalle più importanti scuole di formazione in Italia in ambito 3D e animazione, hanno deciso di dar vita al loro sogno di creare una scuola che insegnasse alle persone ad animare. L’attività di formazione è rimasta nel tempo, sebbene oggi sia limitata alla docenza nell’ambito di alcuni percorsi universitari – Moonscape ha ad esempio delle cattedre in affitto all’Accademia di Belle Arti Alma Artis – e alla formazione per le nostre aziende clienti. Il nostro core business è invece cambiato poiché Moonscape si è trasformata in uno studio di produzione. Quest’evoluzione è stata fluida e sorretta da una richiesta del mercato: sono stati proprio i nostri allievi a essere i nostri primi clienti chiedendoci di produrre contenuti multimediali per le loro aziende.

Tu come sei arrivato in Moonscape?
Ho incrociato Moonscape nel secondo semestre del 2019, mentre lavoravo come video maker e fotografo in giro per l’Italia. Dopo aver consegnato un lavoro particolarmente apprezzato per una commessa che mi avevano affidato, ho condiviso con i fondatori di Moonscape – Davide
Mazzini e Carlo Vanni – il progetto di realizzare un’agenzia creativa improntata su grafica, multimedialità e sviluppo di realtà aumentata e virtuale. Dopo un periodo di affiancamento al fondatore, da inizio 2020 sono diventato il direttore tecnico e artistico di Moonscape.

Nella vita di ogni azienda, e di una startup in particolare, ci sono alti e bassi. Ci racconti i momenti più alti e più bassi che hai vissuto in Moonscape?
Il momento più basso l’ho vissuto proprio al mio arrivo che è coinciso con il momento in cui Moonscape ha voluto dare un’impronta diversa e più dinamica alla società come tipologia di lavori/clienti e di conseguenza come competenze professionali interne. Quindi scarsità di fatturato con l’aggravante di avere diversi lavori e commesse rimasti in sospeso.
Il primo anno è stato molto impegnativo, inizialmente aggravato dagli effetti della pandemia, ma, anche riuscendo a vedere questo fatto come un’opportunità più che un problema, nel giro di diciotto mesi siamo cresciuti di fatturato. Abbiamo potuto quindi investire in risorse assumendo due persone in più e continuando la formazione del nostro team. A metà del 2020 abbiamo potuto programmare bene il 2021, che è stato l’anno che ci ha dato gli alti: complici le condizioni create dalla pandemia – il lavoro telematico, l’impossibilità di incontrarsi fisicamente – i nostri contenuti sono diventati fondamentali. Abbiamo avuto commesse importanti, ad esempio abbiamo prodotto contenuti multimediali per tutti gli stabilimenti nel mondo del gruppo Freudenberg (che produce con diversi brand, incluso Vileda) per spiegare al personale le procedure anti- Covid nei diversi continenti. L’incremento di fatturato ci ha quindi consentito di reinvestire nella crescita del personale sia in termini numerici che di competenze.

E ora il vostro team come si compone?
Il nostro team è piuttosto eterogeneo, ciascuno ha una specializzazione molto verticale sulla propria nicchia, fatta eccezione di me che ho competenze più trasversali.
La nostra catena produttiva si compone di una graphic e motion designer che costruisce l’interfaccia grafica dei siti e crea animazioni bidimensionali, i cartoni animati per intenderci, due sviluppatori web, un game designer che è una figura ibrida – a metà tra sviluppatore e 3D artist – che crea le dinamiche del mondo virtuale che costruiamo e animiamo, un 3D artist che è un artigiano digitale a tutti gli effetti ed ha la capacità di replicare in modo iperrealistico gli oggetti reali nel virtuale e poi ci sono io che, in quanto direttore artistico, ricopro un ruolo poliedrico trasversale a tutte queste figure e di relazione con i clienti. Di fatto siamo una catena di montaggio in cui ognuno, nonostante la sua specializzazione, conosce la lingua dell’altro e ciò ci consente di ridurre i tempi e i costi di ciò che produciamo.

E i vostri fondatori invece che ruolo hanno all’interno di Moonscape?
Davide e Carlo sono i nostri venture capitalist, ma con questa etichetta non voglio affatto sminuire il loro ruolo che è davvero fondamentale.
Davide Mazzini, imprenditore da sempre, è l’amministratore unico e il primo fondatore di Moonscape, mentre Carlo Vanni, ex-direttore di Electrolux, è l’attuale socio di maggioranza. Da un lato, le loro competenze manageriali e imprenditoriali consentono alla startup di avere un’impronta già da impresa, dall’altro, la loro rete di relazioni consente a Moonscape, nonostante le sue dimensioni, di potersi relazionare con clienti di dimensioni importanti.

Cosa vi differenzia dai vostri competitor?
Solitamente i nostri competitor di dimensioni simili alla nostra devono far ricorso a figure o aziende esterne per sviluppare parti della commessa e questo spesso comporta tempi più lunghi e costi maggiori. Nel nostro caso invece in un’unica realtà ci sono tutte le figure per portare a termine una commessa, dalla progettazione alla consegna.

Nel breve termine quale sfida vedi davanti a voi?
Da circa un anno il progetto principale di Moonscape è entrare a far parte delle forniture di contenuti multimediali per l’ambiente virtuale per le grandi aziende di videogiochi e di marketing che vogliono entrare nel mondo del Metaverso. Ci stiamo specializzando nella produzione di digital twin, copie digitali fedeli di oggetti presenti nel mondo reale dotate di funzionalità che ci consentono di avere un sesto senso digitale all’interno di un’esperienza di realtà virtuale.
Puntiamo quindi ad alzare l’asticella e entrare in un circuito fatto di player più grandi.

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