L’incontro con un partner industriale. Intervista a Seismix

La startup di cui parliamo oggi ha anima e sede palermitane, ma ha scelto di avere una sede operativa anche nel nostro Incubatore d’impresa. Si tratta di Seismix, startup specializzata in servizi sismologici.
Seismix fornisce servizi di elaborazione di dati sismologici relativi, in particolare, ad aree dove le attività umane possono potenzialmente alterare lo stato del sottosuolo e indurre terremoti. Si parla in questi casi di “sismicità indotta”; i geofisici che hanno fondato Seismix sono tra i maggiori esperti in Italia in questo campo. La startup aiuta gli operatori industriali a monitorare lo stato del sottosuolo in cui operano e, se necessario, a prendere decisioni.
Ne parliamo con Chiara Cocorullo, geofisica, palermitana doc, cofondatrice e project manager di Seismix.

Chiara, com’è nata Seismix?
Seismix nasce dall’integrazione di due competenze: quelle relative alla sismicità indotta – cioè ai fenomeni sismici generati direttamente o indirettamente dalle attività industriali legate allo sfruttamento del sottosuolo – e quelle di geofisica applicata, in particolare di elaborazione di dati satellitari per il monitoraggio della deformazione del suolo.
Quest’unione è avvenuta grazie al mio incontro con Francesco Grigoli, attualmente professore associato di Geofisica all’Università di Pisa. Siamo entrambi di Palermo, ma ci siamo conosciuti a Pisa durante gli studi per la laurea specialistica in Geofisica di Esplorazione e Applicata.
Dopo la laurea abbiamo fatto percorsi diversi: Francesco si è dedicato alla ricerca, ha fatto il dottorato all’estero e si è specializzato proprio in sismicità indotta; io invece ho cominciato a lavorare con contratti piuttosto precari nella geofisica applicata, prima in un’azienda di Catania poi all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, specializzandomi nell’elaborazione di dati radar satellitari con tecniche InSAR e della loro integrazione con misure GPS, per monitorare la deformazione del suolo.

Come vi è venuta l’idea di fondare la vostra azienda?
L’idea ci è venuta tra il 2014 e il 2015. Dopo il terremoto del 2012 in Emilia Romagna, è stata istituita la Commissione ICHESE (International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region, ndr) incaricata di valutare le possibili relazioni tra attività di esplorazione per idrocarburi e aumento dell’attività sismica nell’area colpita dal terremoto.
La Commissione ha redatto delle linee guida per il monitoraggio della sismicità e della deformazione del suolo nelle aree sottoposte ad attività industriali o comunque antropiche – come ad esempio concessioni di oil & gas, campi di geotermia, aree di estrazione di idrocarburi, di stoccaggio di CO2 o di stoccaggio di gas – che possono alterare lo stato del sottosuolo e potenzialmente indurre sismicità.
Pur non essendo diventate legge, queste linee guida stabiliscono di fatto come devono avvenire i monitoraggi. Prevedono infatti che i monitoraggi debbano essere fatti sia con reti microsismiche, cioè con reti sismiche locali generalmente estese entro 10-15 chilometri di raggio, sia con dati GPS e satellitari con metodologia InSAR. Questo tipo di monitoraggi va quindi a unire il mio iniziale campo di competenza con quello di Francesco. Da qui l’idea di fare qualcosa insieme.

E com’è avvenuto l’incontro con Solgeo, l’azienda che è socia di maggioranza di Seismix?
Il primo incontro è avvenuto nell’ottobre del 2015. L’idea iniziale era quella di avviare una collaborazione tra la startup che insieme a Francesco e altri ricercatori stavamo per creare e Solgeo, uno dei principali produttori e fornitori di strumentazione geofisica in Italia.
I referenti di Solgeo si sono detti sin da subito interessati, ma poi il progetto è rimasto in stallo perché tra una fase e l’altra di una rete microsismica a volte possono passare anche diversi mesi.
Poco più di un anno dopo, colpo di scena. Mi arriva un’e-mail da Stefano Limonta, ora nostro amministratore (amministratore anche della Solgeo), con una proposta di colloquio per effettuare proprio queste elaborazioni dati. Il colloquio è andato bene, mi hanno assunta e ho iniziato ad occuparmi dei monitoraggi microsismici come loro dipendente. Solgeo ha poi ottenuto altri contratti che richiedevano le elaborazioni dati.
Nel frattempo sia io che Francesco continuavamo a coltivare l’idea di creare una nostra startup dedicata proprio a questo tipo di servizi con un forte carattere di innovazione, per cui siamo tornati a parlare con Solgeo, ma questa volta con una proposta diversa: l’ingresso dell’azienda nella startup come socia di maggioranza. Solgeo ha accolto positivamente la proposta e nel 2020 abbiamo fondato Seismix, con sede a Palermo, dove sono tornata. Nel frattempo Francesco era diventato professore all’Università di Pisa, con la quale (con il Dipartimento di Scienze della Terra, ndr) abbiamo stipulato un accordo quadro per scopi di ricerca e presso cui ci siamo costituiti spinoff a fine 2023. La collaborazione con il mondo accademico è per noi fondamentale perché ci aiuta a portare sul mercato i risultati delle più recenti ricerche nel settore e quindi fornire servizi sempre all’avanguardia.

Cos’è cambiato per te dal momento che avete deciso di fondare Seismix?
A volte penso che non sia cambiato niente, nel senso che lavoro sempre tanto come prima. Però, in effetti, mi sento molto cresciuta e più sicura del mio lavoro, avendo molte più responsabilità di prima. Col tempo ho imparato a fare autonomamente lavori di cui non avrei immaginato di occuparmi, per esempio la pianificazione annuale.
Sicuramente dal punto di vista professionale ho una visione molto più completa di come lavora una società, un po’ come stare nel backstage.
Dal punto di vista personale sono tornata a Palermo, mi sono stabilizzata in un posto e questo, dopo più di dieci anni di spostamenti, è già un risultato!
Periodicamente vado in Solgeo, anche se lavoro quotidianamente con i miei colleghi di Bergamo, e adesso che abbiamo l’ufficio anche a Pisa mi vedrete anche lì!

Quale sfida vedi a breve termine davanti a voi?
La sfida è scalare, centrando gli obiettivi che abbiamo pianificato a medio-lungo termine.

 

 

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