Innovazione: uniamo i puntini L’Incubatore del Polo Tecnologico di Navacchio compie venti anni

2003-2023.Sono passati esattamente vent’anni da quando l’Incubatore di Navacchio è diventato realtà. Nella prima comunicazione istituzionale stava scritto: “Tra le iniziative promosse in Toscana per la nascita e lo sviluppo di imprese hi-tech, l’Incubatore nel Polo Scientifico e Tecnologico di Navacchio rappresenta senz’altro la prima concreta iniziativa di supporto alla nascita, avvio e sviluppo competitivo di nuove imprese”.

In questi venti anni l’incubatore ha cercato di mantenere quei propositi e quella capacità di iniziativa espressa nel suo primo comunicato stampa.

La struttura, oggi certificata Mimit, è cresciuta e si è adattata ai cambiamenti della società e del mercato, performandosi a seconda delle necessità e delle esigenze delle startup. Ha ricevuto oltre 40 tra premi e riconoscimenti importanti, nazionali e internazionali. Nel 2011 è stato decretato il miglior centro del mondo per quanto riguarda i servizi offerti alle start up.  Ha raddoppiato i suoi spazi, oltre 1.200 metri quadrati tra uffici dedicati e aree comuni, rispetto ai 600 del 2003.

Ma la sua caratteristica predominante, quella che definisce la propria mission, sono i servizi e le attività di network dedicati alle e agli startupper. Il Polo, infatti, si occupa non solo di fare rete tra imprese, centri di ricerca e innovatori, ma anche di sviluppare servizi e consulenze che permettano di accelerare lo sviluppo delle idee che, seppur ancora acerbe, abbiano un buon potenziale.

Dal 2003 ad oggi sono passate dall’Incubatore circa 100 imprese e sono state valutate oltre 600 idee imprenditoriali: un vero e proprio “vivaio” di tanti talenti prodotti dagli atenei e dai centri di ricerca del territorio e da chi ha deciso di scommettere sulla propria idea e di farne un’impresa.

La sfida più interessante è aiutare chi ha voglia di innovare a non sbagliare strada – dichiara Silvia Marchini, responsabile dell’area startup del Polo tecnologico – Arrivano sempre più richieste di valutazione di idee che hanno necessità di migliorare l’aspetto imprenditoriale. Ecco perché mettiamo in campo molte competenze, interne ed esterne, a supporto dell’avvio di impresa. Dal 2003 ad oggi la percentuale di successo delle startup che sono passate dal nostro incubatore è del 85% – continua Marchini – Con molte di loro, oggi aziende solide e ben posizionate sul mercato, lavoriamo ancora. Alcuni ex startupper sono diventati nostri mentor e aiutano coloro che stanno iniziando a evitare i principali incidenti di percorso

Consulenze, tutor e mentorship, capitali e network permettono alle startup di avviarsi sul mercato e crescere, meglio e più velocemente.  Secondo il presidente del Polo Tecnologico di Navacchio, Andrea Di Benedetto, la strada da percorrere per favorire la trasformazione digitale delle imprese del territorio passa attraverso l’innovazione. “Polo Navacchio si sta muovendo su tre fronti:
il Deep tech, ovvero le tecnologie rivoluzionarie: le università e le strutture di ricerca di Pisa producono tecnologie di altissimo livello a livello globale, che possono portare a startup con un grande potenziale di crescita. Queste alte ambizioni però richiedono un ecosistema complesso fatto di competenze di management, connessioni con le grandi imprese, capacità di dialogo con i soggetti regolatori (specie nel med-tech), capitali adatti (per dimensione e tempi di rientro degli investimenti).

L’ Open innovation, per la trasformazione del Made in Italy: le tecnologie delle nostre startup possono accelerare i processi di innovazione delle aziende tradizionali, anche di piccola e media dimensione. Un’alleanza tra il mondo dell’innovazione e quello della produzione può portare grandi benefici ad entrambi. Le PMI e le PA potranno valorizzare il loro know how arricchendolo di cultura digitale, le startup potranno testare i loro prodotti in un contesto graduale che permetta di validare il mercato.

Le startup ibride, la via italiana alle startup: dai percorsi di open innovation, infatti, possono nascere startup ibride, con modelli digitali che rivoluzionino i settori tradizionali grazie ad approcci totalmente nuovi. Possono nascere dall’incontro di competenze e culture diverse, che riescano a ripensare prodotti, efficienza dei processi, modelli di business. Stiamo già lavorando sul mondo delle startup pet tech e agrifood tech, ma ci sono interi settori della nostra economia da esplorare e far rinascere (nautica, moda, arredo, etc)

Solo “unendo questi puntini” le startup saranno i vettori di una rivoluzione epocale. L’evento di oggi contribuisce a tracciare un pezzo di strada sul futuro dell’innovazione a partire dai nostri punti di forza, senza copiare modelli che da noi non possono funzionare, per essere ancor più ambiziosi per i prossimi 20 anni.”

 

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