Polo Tecnologico di Navacchio, parole d’ordine per il 2022: verso un digital transformation hub, verso un ecosistema toscano dell’innovazione. Per un Rinascimento digitale.
Come tutti gli anni anche al Polo Tecnologico di Navacchio è arrivato il momento di fare i bilanci. A maggior ragione quest’anno, visto che la società è arrivata alla fine di un mandato triennale che aveva come principale obiettivo il risanamento economico-finanziario. Raggiunto questo risultato con un anno di anticipo, e – grazie al risanamento societario e all’impegno del Presidente e del Consiglio Provinciale – scongiurata la fuoriuscita della Provincia di Pisa dalla compagine azionaria, nel prossimo triennio l’obiettivo è quello di lavorare alla crescita e a un chiaro riposizionamento strategico.
Già nello scorso mandato l’idea di fondo è stata quella di andare verso una maggiore apertura al territorio, attraverso programmi di open innovation e education per la trasformazione digitale delle aziende del Made In Italy (concentrandosi su temi tecnologici e management dell’innovazione). Il tutto collegato agli storici asset del Polo di Navacchio, quali l’accompagnamento delle imprese al reperimento di risorse finanziarie per la loro crescita (pubbliche e private) e l’attenzione verso le startup fin da prima della loro nascita e alla loro connessione alle imprese più strutturate.
Un buon indicatore, infine, dello stato di salute del Polo è la presenza delle imprese: i suoi 20.000 mq, tra uffici e laboratori, sono tutti occupati: nel Polo gravitano 60 imprese, 7 laboratori di ricerca dell’università, una mensa, un asilo, un maker’s space, con una comunità di quasi 700 persone.
Soddisfatto Andrea Di Benedetto, Presidente del Polo di Navacchio, riconfermato per il suo terzo mandato. “Siamo orgogliosi del lavoro messo in campo in questo ultimo anno: in particolare abbiamo compiuto un’accelerazione verso un passaggio sostanziale, quello che porterà il Polo Tecnologico a diventare un vero e proprio Digital Transformation Hub, una piattaforma per la trasformazione digitale, che attueremo attraverso 4 canali: open innovation, education, startup e funding. Le aziende innovative del nostro ecosistema non possono essere semplicemente i clienti del Parco Tecnologico: costituiscono infatti una straordinaria offerta aggregata di innovazione da mettere a disposizione per la crescita del sistema produttivo della Toscana, e non solo. L’incredibile apporto di capitale umano proveniente dalle università e centri di ricerca del territorio ha infatti un potenziale innovativo spendibile senza dubbio a livello nazionale. Dobbiamo innanzitutto arrivare alla creazione di un vero ecosistema toscano dell’innovazione: nel panorama nazionale la Toscana deve essere unita per essere competitiva, ed è per questo che dobbiamo concentrarci su azioni di sistema. Siamo già fortemente connessi con le università pisane, collaboriamo strettamente con il Contamination Lab, ospitiamo i CrossLab, laboratori del Centro Piaggio, Cubit. Abbiamo costituito ieri la Fondazione ITS Prodigi, assieme a tante realtà della Toscana: le università, grandi gruppi industriali come Sesa, PMI innovative, Confindustria, CNA, scuole ed enti pubblici, che si occuperà della formazione di figure professionali in ambito digitale che sono fondamentali per la crescita delle nostre imprese. Siamo tra i promotori del Digital Innovation Hub Toscana.X, anch’essa cordata unica a livello regionale per quanto riguarda la call europea per i centri di trasferimento tecnologico. Per ultimo abbiamo lavorato ad una forte interazione col sistema nazionale dell’innovazione: è solo di pochi giorni fa la mia nomina, per conto di Polo Navacchio, a responsabile per il Centro Italia di InnovUp, l’associazione nazionale dell’innovazione, che comprende i principali centri di innovazione e startup italiane.
Un ulteriore tassello di questa strategia– continua Di Benedetto- sarà un advisory board composto da esponenti delle università toscane e dai centri di ricerca, da grandi e piccole imprese, da esperti di innovazione e fondi di investimento. La logica e il perimetro devono essere sempre di respiro regionale. Auspichiamo anche, partendo dal percorso già avviato con Pont-Tech e Lucca Intech, di allargare il perimetro a una rete comprendente i principali luoghi dell’innovazione toscana. Anche la saturazione degli spazi può essere lo stimolo alla creazione di un parco tecnologico diffuso sul territorio, raggiungendo accordi per la gestione e l’interconnessione di strutture che vogliano riconvertirsi a spazi di innovazione.”
Insomma, tante cose si stanno muovendo finalmente con una logica di sistema, che vede il Polo Tecnologico di Navacchio protagonista, vista la sua massa critica, di percorsi che potranno incidere profondamente sulla Toscana, ancora una volta culla di un Rinascimento, questa volta digitale.
“È motivo di orgoglio come Provincia di Pisa essere parte integrante di questo Rinascimento digitale di cui il Polo tecnologico di Navacchio è motore trainante, tanto più in questo momento storico che segna la necessità di una ripresa concreta, nel mezzo di una crisi pandemica per la quale stiamo ancora cercando le reali vie di fuga, data la lunga durata della crisi sanitaria. Una realtà quella del Polo che è un valore aggiunto per tutta la Provincia di Pisa e il suo tessuto territoriale” commenta il Presidente Massimiliano Angori presente all’incontro di fine anno al Polo Tecnologico di Navacchio, così come il Sindaco di Cascina Michelangelo Betti, che aggiunge “Il Polo Tecnologico è una realtà che è cresciuta nel corso degli anni – ha sottolineato il primo cittadino –, forse è il primo esempio di rigenerazione urbana di cui tanto si parla oggi: qui c’era una distilleria che dal vecchio opificio si è rigenerata in contenitore per aziende orientate all’innovazione e alla ricerca. Dopo più di 20 anni, tutti gli spazi sono pieni, per cui ora c’è la possibilità di guardare anche a un polo diffuso con gli altri poli del territorio e soprattutto di connotare Cascina come Comune per l’innovazione e la ricerca applicata. Se il Novecento è stato per Cascina il secolo del legno, l’auspicio è che questo secolo sia votato alla ricerca: la sfida è ambiziosa ma, partendo da una realtà come il Polo Tecnologico, i presupposti in tal senso ci sono tutti”.