#vitadastartupper La letteratura è management! Intervista a Claudio Salvadori fondatore di NGS

È meglio darsi una struttura organizzativa orizzontale o verticale?
La questione è spinosa e non c’è la risposta definitiva buona per ogni azienda. Tra le nostre startup c’è chi ha scelto un’organizzazione orizzontale e un approccio al management decisamente “umanista”.

Claudio Salvadori, fondatore di New Generation Sensors, startup specializzata nello sviluppo di soluzioni per Industria 4.0 e Internet of Things, ci racconta la sua visione al riguardo in questa intervista della serie #vitadastartupper.

 

Presentati in 20 parole.
Mi chiamo Claudio Salvadori. L’ambizione e la ricerca di soddisfazione personale mi hanno spinto a diventare imprenditore.

Cosa ti ha spinto a fondare la tua startup?
Vengo da un percorso travagliato. Nel 2006, dopo essermi laureato, ho trovato lavoro in un’azienda dove sono rimasto per un anno e mezzo. In quel lavoro non mi sentivo soddisfatto e giorno dopo giorno mi rendevo conto di perdere la motivazione e anche le conoscenze che avevo acquisito nel percorso universitario. Per questo ho scelto di cambiare lavoro e di andare a lavorare al Sant’Anna: mi avrebbero pagato di meno, ma ne avrei guadagnato in motivazione, soddisfazione personale e possibilità di crescita. Ed è stato effettivamente così; negli anni in cui ho lavorato al Sant’Anna sono cresciuto molto a livello professionale. A un certo punto però le mie conoscenze e i miei progetti avevano bisogno di trovare uno sbocco diverso da quello universitario. Sarei potuto andare a lavorare in un’altra azienda, ma in quest’opzione non vedevo delle reali prospettive di crescita; inoltre il ricordo dell’esperienza lavorativa precedente era ancora fresco. Ho deciso invece insieme ad alcuni colleghi di fondare NGS.

Qual è la cosa più sorprendente che ti è capitata da quando hai iniziato a pensare all’idea di fondare la tua startup?
La cosa più sorprendente per me è che ‒ anche se non sembra ‒ sono molto meno ansioso rispetto a prima. Certo, all’inizio è stato difficile: c’era bisogno di un cambio repentino di passo e di approccio. Ora, invece, riesco ad avere una visione più ampia e quindi un approccio più produttivo e meno “di ricerca”. Mi stupisco anche di come io abbia sviluppato in poco tempo la mia capacità di gestire una società in tutti i suoi aspetti: ho scoperto che nonostante io sia un disordinato cronico, so essere estremamente ordinato nella gestione e nello sviluppo di progetti e soluzioni complesse, come quelle che sviluppiamo in NGS.

Quale consiglio daresti a tuo nipote se volesse intraprendere un percorso simile al tuo?
La letteratura è management, le esperienze di vita sono management. Inviterei mio nipote alla lettura di romanzi, saggi di psicologia, filosofia, sociologia, insomma di tutto ciò che sembra estraneo alla formazione di un ingegnere e che è invece fondamentale per capire le relazioni umane e per sviluppare le proprie capacità imprenditoriali.

Guardando al futuro prossimo, qual è la sfida che vedi davanti a te?
La sfida sta nel far crescere le persone a livello professionale e nel contribuire allo sviluppo della loro capacità di portare avanti un processo creativo. Un’azienda che fa innovazione ha un’organizzazione orizzontale, e quindi è importante che ciascuno sappia prender parte e contribuire al processo creativo e quindi produttivo.

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